Perché Next DX non è un’agenzia né una classica software house: il partner per piattaforme digitali mission-critical

Perché Next DX non è un’agenzia né una classica software house

Introduzione

Molte aziende cercano “un fornitore digitale” e si muovono tra tre categorie: agenzie creative, software house e system integrator.

È un modello mentale comodo, ma fuorviante quando in gioco ci sono piattaforme digitali mission-critical: portali clienti e partner, ecosistemi multisito e multilingua, commerce B2B integrato con ERP e CRM, governance dei contenuti e dei dati, personalizzazione e AI.

In questi scenari non basta creatività, non basta scrivere codice, non basta assemblare componenti. Serve un partner di piattaforme capace di connettere strategia, architettura e operatività di lungo periodo.

Questo è il perimetro di Next DX. In quest’articolo spieghiamo in cosa differiamo da agenzie e software house tradizionali, cosa facciamo realmente, cosa lasciamo fare ad altri, come lavoriamo e quando ha senso coinvolgerci.

Cosa non siamo (e perché non basta)

Non siamo un’agenzia creativa

Le agenzie nascono per campagne, branding e contenuti. Sono ottime nel costruire attenzione e nel tradurre un posizionamento in design e messaggi.

Ma quando servono integrazioni mission-critical, processi B2B complessi, scalabilità o data governance, l’approccio “campagna” mostra i suoi limiti: cicli brevi, metriche di breve periodo, poca attenzione a TCO, performance, sicurezza e manutenzione evolutiva.

Il rischio è un front-end brillante “appoggiato” su fondamenta fragili.

Non siamo una software house generalista

Le software house eccellono nello sviluppare codice su richiesta. Il limite tipico è l’assenza di product thinking e di una visione piattaformistica: si consegnano feature, ma non un ecosistema sostenibile.

Si accumula debito tecnico, le scelte architetturali diventano vincoli, l’evoluzione si complica. In un contesto DXP servono standard, governance e riuso: altrimenti ogni progetto ricomincia da zero.

Non siamo un system integrator tradizionale

I SI storici sono forti su ERP/CRM e processi interni, ma spesso approcciano il digitale con schemi monolitici, licenze pesanti e cicli lunghi. L’esperienza cliente finisce in coda, l’innovazione rallenta, l’ownership resta al fornitore.

Per le piattaforme di esperienza, invece, servono architetture componibili, time-to-value rapido e una chiara distribuzione della proprietà tra business, marketing e IT.

Cosa serve oggi a chi costruisce piattaforme digitali

  • Architetture composable: moduli specializzati collegati da API affidabili, non suite rigide o integrazioni “a colla”.
  • DXP come orchestratore: contenuti, dati, identità, cataloghi, prezzi, journey e commerce coordinati da un layer centrale.
  • Omnicanalità reale: web, app, portali, marketplace, canali partner con contenuti e regole condivise.
  • AI con governance: automazione sì, ma con controllo su qualità, rischio e compliance.
  • Metriche dure: TCO, uptime, performance, tempo di rollout, adozione interna, revenue impattata.
  • Modello operativo: chi fa cosa, con che permessi, in quali workflow, come si rilascia e come si misura il valore.

Cosa siamo: un partner di piattaforme digitali mission-critical

Next DX è l’anello di congiunzione tra imprenditore, marketing e IT. Progettiamo e costruiamo ecosistemi digitali mission-critical con una DXP al centro (spesso Ibexa), integrata con sistemi enterprise (ERP, CRM, PIM, DAM, CDP) e con capacità AI governate. Il nostro output non è un “sito”, ma una piattaforma che l’azienda possiede, governa e fa crescere.

I nostri principi:

  • Strategia prima della soluzione: obiettivi, processi e KPI guidano le scelte tecniche, non il contrario.
  • Architettura prima del codice: definizione chiara di domini, integrazioni, modelli di contenuto, permessi e flussi.
  • Prodotto prima del progetto: roadmap evolutiva, rilasci frequenti, valore incrementale misurabile.
  • Enablement del cliente: formazione, manuali operativi, ruoli e workflow per rendere autonoma l’organizzazione.
  • Sostenibilità del TCO: semplicità, riuso, standard e automazione per ridurre i costi ricorrenti.

Come lavoriamo: dal Check Up allo scaling

Sprint Zero (Check Up)

È il nostro ingresso naturale. Un audit di 2–4 settimane che allinea tutti gli attori e risponde a quattro domande:

  1. Dove siamo: stato di piattaforme, integrazioni, contenuti, dati, performance, sicurezza, rischi.
  2. Dove vogliamo andare: obiettivi di business e CX, KPI, vincoli.
  3. Come arrivarci: architettura target, mappa integrazioni, priorità, effort/costi.
  4. Con che governance: ruoli, workflow, ambienti, rilasci, metriche e responsabilità.

Output: roadmap eseguibile con epiche, stime, quick win e business case. È il momento in cui il cliente capisce se evolvere, re-platformare o ottimizzare.

Progettazione dell’architettura

Definiamo il content model condiviso, le tassonomie, i contratti API, le regole di personalizzazione, la strategia multisito/multilingua e il perimetro AI con policy di qualità e compliance. Minimizzare accoppiamenti, massimizzare riuso.

Build incrementale

Rilasci frequenti, feature flag, test automatizzati, security by design, performance budget. Integriamo ERP/CRM/PIM/DAM/CDP con pattern robusti e telemetria end-to-end.

Enablement e adozione

Formiamo editor, product owner e team IT su workflow, permessi, librerie di componenti, linee guida di contenuto e su come usare l’AI con revisione umana. L’obiettivo: autonomia e velocità senza perdere controllo.

Operazioni e crescita

Runbook, SLO, monitoraggio, governance del ciclo di vita dei contenuti, piani di capacity e continuità operativa. Lavoriamo su misure di impatto: riduzione TCO, tempo di pubblicazione, conversione, NPS, tasso di self-service, revenue attribuibile.

Perché questo approccio riduce il rischio

  • Allineamento totale: business, marketing e IT concordano su obiettivi, scope e metriche già nello Sprint Zero.
  • Decisioni basate su dati: benchmark tecnici e business case sostituiscono intuizioni o preferenze di tool.
  • Scelte reversibili: architetture componibili evitano lock-in e consentono di sostituire moduli senza rifare tutto.
  • TCO sotto controllo: poche dipendenze, automazione e riuso riducono costi di gestione e tempo uomo.
  • Velocità con qualità: cicli brevi, QA continuo e feature misurabili limitano gli sperperi.

Quando ha senso coinvolgere Next DX

  • Ecosistemi multisito/multilingua con governance centrale.
  • Portali B2B per clienti/partner con ruoli e listini complessi.
  • Commerce B2B integrato con ERP, CRM, PIM e regole personalizzate.
  • Migrazioni da CMS eterogenei o da piattaforme che non reggono il carico.
  • AI nei contenuti e nella CX con policy di qualità e compliance.
  • Requisiti stringenti di sicurezza, scalabilità, performance e uptime.

Quando non è la soluzione giusta

  • Siti vetrina o progetti semplici a budget ridotto.
  • Iniziative puramente creative o di breve periodo senza integrazioni.
  • Richieste “solo sviluppo” senza strategia, governance o ownership condivisa.

Casi d’uso tipici

  • Digital Media: portafogli di testate con workflow editoriali, paywall e DAM/CDP integrati.
  • Manifatturiero B2B: cataloghi vasti con PIM, portali clienti e commerce account-based.
  • Gruppi multi-brand: brand guidelines condivise, component library, traduzioni coordinate e rollout rapidi.
  • Servizi: knowledge base self-service, ticket deflection con AI, portali contrattuali integrati al CRM.

Metriche che contano

  • Time-to-market di nuove property e feature.
  • TCO a 3–5 anni e rapporto Capex/Opex.
  • Adozione di CMS/DXP e riduzione del tempo di pubblicazione.
  • Performance e uptime in picchi reali.
  • Impatto revenue/costi: tasso di self-service, conversione, riduzione ticket e tempi di ciclo.

FAQ

In cosa vi differenziate da un’agenzia digitale?

Nel perimetro: noi progettiamo e costruiamo piattaforme con integrazioni mission-critical, governance e misure di impatto. Il design è funzionale alla piattaforma, non il contrario.

Perché non vi definite software house o system integrator?

Perché non vendiamo ore di sviluppo o licenze da assemblare. Progettiamo ecosistemi con roadmap, ownership condivisa e sostenibilità del TCO.

Lavorate solo con Ibexa DXP?

Ibexa è spesso la scelta per il B2B enterprise. Valutiamo sempre alternative e composizioni nella fase di Sprint Zero.

Come gestite AI e qualità dei contenuti?

Definiamo policy, revisione umana, metriche di qualità e tracciabilità. L’AI accelera i flussi senza sostituire la governance.

Quanto dura un ingaggio tipo?

Sprint Zero 2–4 settimane. Poi roadmap in rilasci incrementali, con KPI e milestone chiari.

Conclusioni

Next DX non è un’agenzia, non è una software house, non è un system integrator nel senso tradizionale. È un partner di piattaforme digitali mission-critical che unisce strategia, architettura e operatività per creare ecosistemi sostenibili, misurabili e pronti a crescere. Se il tuo obiettivo è andare oltre il “sito” e costruire un asset digitale che regga nel tempo, serve questo tipo di approccio.

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